Presentare il proprio libro è un momento emozionante. Una specie di prova del nove. Da un lato, come scrittori, si ha modo di soddisfare il bisogno di spiegarne la genesi, la costruzione del racconto, i punti salienti; dall’altro, si ha l’opportunità di tastare con mano il gradimento del pubblico. E questo la dice lunga sul risultato delle fatiche profuse. Già, perché scrivere è fatica. Vuol dire mettersi ogni giorno per ore davanti a una pagina bianca. Fino a quando le parole incominciano a fluire.
L’atmosfera che si crea nell’audience durante la presentazione può essere calda, curiosa, attenta, o scettica e dubbiosa. Ma far nascere il germe del dubbio o un motivo di riflessione è, allo stesso tempo, estremamente appagante. Il tono della narrazione segue le emozioni che rimbalzano verso l’autore come boomerang.
Classifiche work life balance: Italia agli ultimi posti
Come si legge nello studio, la qualità del lavoro in ogni nazione viene misurata prendendo in considerazione diversi fattori (ferie, l’assistenza sanitaria, il salario minimo, gli orari di lavoro medi, i congedi, la retribuzione in caso di malattia). Vengono inoltre analizzati i livelli di inclusività LGBTQ+ e quelli di felicità dichiarati dai dipendenti.
La classifica di Remote vede il Lussemburgo come il paese più virtuoso, mentre al secondo posto c’è la Spagna, che dispone di un sistema sanitario finanziato dallo Stato e di un salario minimo significativo. Al terzo posto si trova la Francia. I fattori determinanti, in questo caso, riguardano il gran numero di ferie disponibili annualmente, assieme all’elevato salario minimo per i lavoratori.
Ma siamo sicuri che la vita in pensione sia davvero la panacea di tutti i mali?
Io rispondo così: dipende.
Continuare a lavorare o rivalutare le proprie skills?
Innanzitutto, è necessario capire se quel desiderio di uscire dal mondo del lavoro il più presto possibile non dipenda esclusivamente da un modo di lavorare logorante e da un ambiente lavorativo tossico. In fondo, quante persone in vari settori, nel mondo della politica, dello spettacolo rimangono attivi anche ben oltre i fatidici sessantacinque anni (ovvero gli anni in cui secondo l’Istat si è classificati come “anziani”)? Nell’era della longevità, ci si sente molto più attivi di un tempo, in barba a categorie mai aggiornate.
Non siate né criceti né anatre…
Se la disaffezione all’attività produttiva dipendesse, ad esempio, da un modo malato di lavorare (avete presente il criceto sopra la ruota? O l’anatra che galleggia felice sulla superficie del lago, ma poi sotto annaspa?), potrebbe essere sufficiente trovare un’occupazione che, oltre a soddisfare le vostre passioni, richieda un minor dispendio di energie. Un’opzione ulteriore potrebbe essere quella di rivalutare competenze o skills acquisite in passato per metterle a frutto. Come, ad esempio, la conoscenza di una lingua straniera, l’abilità nella scrittura, doti organizzative, o qualsiasi altra competenza messa da parte e non più praticata. O un lavoro part time.
Una volta sgomberato questo amletico dubbio, e se il vostro io vi dice che proprio non ne volete sapere di continuare a lavorare, un fatto è certo: se considerate il pensionamento come un’eterna vacanza da raggiungere il prima possibile, potreste provare un senso di noia e insoddisfazione.
Le regole d’oro della pensione
Dedicarsi esclusivamente all’ennesima partita di bocce, o a un’altra giornata sul green, può non essere sufficiente. La vita in pensione è in grado di offrire molto di più. E una delle regole d’oro per viverla con successo è la ricerca di uno scopo o di più scopi che diano valore alle giornate.
Quando la pensione diventa la vostra nuova realtà, una realtà tutta da costruire e con tanto tempo a disposizione, godere del tempo libero, fare sport e dare più spazio alla famiglia può funzionare per un certo periodo di tempo, ma poi… poi ci sarà qualcosa che comincerà a mancare. Mancanza di obiettivi chiari, sfide professionali e quel senso di crescita e di contributo che il lavoro può fornire.
La vita in pensione è una figata e il viaggio aiuta
Ho sentito un mio amico pochi giorni fa pronunciare questa affermazione con grande convinzione. Mi è subito venuta in mente la famosa frase di Bebe Vio: “La vita è una figata!”. Un’associazione d’idee istantanea!
Sono sicura che il mio amico abbia trovato uno scopo: da grande viaggiatore com’è, e coltivatore di vari hobby, si è subito messo in movimento fin dal primo giorno.
Dovrò chiedergli di farmi una lista di tutti i posti che è riuscito a visitare nel giro di pochi mesi, perché ne ho perso il conto.
Il potere inclusivo del viaggio
Il viaggio, inteso in un certo modo, può rappresentare l’occasione per crescere e allargare la mente. Viaggiare è una fonte inesauribile di stimoli e di piacere che difficilmente avrete sperimentato nella vostra routine quotidiana casa-lavoro. Conoscere un paese, la sua storia, le abitudini, la lingua, le tradizioni vi farà imparare qualcosa di nuovo che potrete mettere nella vostra preziosa gerla di esperienze, quella che avete portato sulle spalle, piena di tutto quello che avete vissuto, sognato, amato, perduto, riconquistato.
Trovare una ragione di vita è un processo in grado di rimpiazzare gli aspetti positivi di una carriera professionale, qualcosa che è sfidante, e al tempo stesso, ci costringe a imparare qualcosa di nuovo, qualcosa che comporti un’interazione con gli altri. Viaggiare ad esempio, può portarvi a essere molto più vicini al concetto di inclusione, un approccio di cui, oggi, abbiamo molto bisogno.
Conclusioni
- Se la pensione non è nelle vostre corde considerate l’opportunità di continuare a lavorare in un settore simile o diverso dall’attività precedente.
- Dedicarsi solamente alle tipiche attività del tempo libero non funziona per tutti. Cercate la vostra meta.
E ora tocca a voi:
Come pensate di impostare la vostra vita post pensionamento? Continuerete a lavorare o vi dedicherete a qualche attività specifica? Raccontatevi nei commenti!