(e se non lo siete ancora, dateglielo comunque!)

“Panta rei” ossia “tutto scorre”: ereditiamo questo celebre aforisma dal filosofo greco Eraclito (V secolo a.C.) come conferma del continuo divenire della vita: età, situazioni, relazioni, lavoro. Se allinearsi con il flusso dei cambiamenti richiede capacità di adattamento, la portata trasformativa del pensionamento richiede addirittura resilienza, ma può essere un’occasione per mettere in campo anche strategia e creatività. Quando uscirete dal mondo produttivo, vi renderete conto di come i rapporti umani siano destinati a modificarsi e dovrete costruirne di nuovi. Sembra una cosa da nulla, ma è un elemento fondamentale per il vostro benessere. Dunque se siete in pensione, date un calcio alla solitudine! …e anche se non lo siete, dateglielo lo stesso!
Ecco cosa ho imparato nel corso della mia vita in pensione.

 

Serve una bussola per orientarsi nel caos

“È un mondo difficile. Vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto”, diceva Tonino Carotone in una canzone di alcuni anni fa intitolata “Me cago en el Amor”.

Vero, verissimo. Soprattutto oggi, in un mondo in cui i valori con cui siamo cresciuti sembrano non contare più e certi personaggi, un tempo impresentabili per statura intellettuale e morale, sono alla ribalta dello scenario mondiale, acclamati da una parte di società che ne lascia sbigottita un’altra, confusa e disorientata.

Io ho visto il saluto nazista di Elon Musk, l’alieno arrivato sulla terra per dirci come dobbiamo stare al mondo,  voi no? Si potrebbe disquisire a lungo sul grado di altezza di quel braccio. Non è mia intenzione trattare temi politici in questo blog, che ha obiettivi molto diversi. Eppure, credo che qualsiasi percorso di cambiamento (e la pensione è uno di questi), debba partire dalla consapevolezza del contesto in cui viviamo, segnato dalle grandi trasformazioni sociopolitiche e tecnologiche che segnano la storia.

 

Tonino Carotone (è un mondo difficile)

Tonino Carotone (E’ un mondo difficile)

Elon Musk e il saluto romano

Mi spiace molto per quelli che, nell’ambiente di lavoro, finora hanno creduto che l’inclusione della diversità avesse una marcia in più.

Diversity is a fact, inclusion is an act.

Quelli per cui ognuno di noi ha molto da dare e raccontare a prescindere dall’età, dal sesso, dal colore della pelle, dalla religione. Penso alle aziende che in questi ultimi anni (loro malgrado) si sono arrovellate per mettere a terra programmi in linea con queste aspettative. Torneranno indietro, visto il mainstream del momento?

L’interrogativo è d’obbligo. Lo vedremo dai contenuti delle varie Conventions del 2025, dai valori che le compagnie esporranno nei loro piani triennali.

La condivisione è il capitale su cui investire

E allora, proprio in questa situazione complessa, vorrei parlare di solitudine, solidarietà, e dell’importanza delle relazioni umane. Sia per coloro che immaginano la loro vita in pensione, la pianificano, o più semplicemente, la vivono. In particolar modo per chi, dopo aver lasciato l’ambiente lavorativo, prova un senso di vuoto attorno a sé.

Siamo davvero soli quando lasciamo il lavoro? E che importanza ha il nostro contributo alla comunità in cui viviamo?

È fisiologico: una volta chiusa la porta dell’ufficio dietro di noi, i colleghi con cui si sono condivise giornate intere, vissuti momenti di difficoltà o occasioni di grande entusiasmo, piano piano non si fanno più sentire. A parte qualche magnifica eccezione.

Molti non capiscono che le logiche che distinguono la dimensione dell’amicizia o quella famigliare da quella lavorativa sono profondamente diverse. La relazione di lavoro è opposta da quella della famiglia. Collaborazione, correttezza, lealtà e chiarezza dei rapporti sono gli ingredienti necessari per creare un buon ambiente lavorativo, ma le relazioni che governano gli affetti non hanno nulla a che vedere con la produzione di risultati 😉.

Quando uscirete dal mondo produttivo, a meno che non decidiate di continuare a lavorare, vi renderete conto di come i rapporti siano destinati a cambiare e modificarsi.

Dovrete costruirne di nuovi! Sembra una cosa da nulla, ma è un elemento fondamentale per il vostro benessere. Noi siamo esseri sociali; anche il più orso di natura ha bisogno di avere dei compagni di percorso. E vuole il meglio. Qualcuno con cui confrontarsi, esprimersi, scherzare anche su cose apparentemente stupide. Fanno bene al cuore e alla mente. La condivisione è il capitale ad alto rendimento su cui investire. Basti pensare che l’isolamento sociale è legato a maggiori tassi di attacchi di cuore, demenza senile e maggiore propensione alla depressione e all’ansia.

Una delle grandi lezioni che ho imparato nel corso della mia vita in pensione è la seguente: non si deve rimanere in casa per essere scoperti/e! Si deve uscire!

Uscire per? Ecco alcuni suggerimenti:

 

  • Riservare sempre del tempo alle persone che vi sono vicine e coltivare i rapporti che abbiano un significato per voi.

    La felicità è molto legata alle qualità delle relazioni umane e rappresenta uno dei pilastri per una vita felice.

    Se ad esempio provate ad associare i rapporti umani ai viveri, ebbene, ognuno di essi è indispensabile per la sussistenza e ricco di elementi vitali per la mente e per il cuore.
    Ma se durante il periodo lavorativo siete stati costretti/e ad abbandonare relazioni sociali ed amicizie, l’età pensionabile potrebbe ridarvi tutto ciò che avete trascurato.

     

  • Mettersi d’impegno per trovare la vostra Tribù!

    Il senso di appartenenza e di connessione sociale sono due strumenti potenti per incrementare la vostra autostima. Molti pensano che non sia facile a una certa età acquisire nuove amicizie. Eppure, condividere un interesse comune può essere la porta di accesso a nuovi legami importanti. Potrebbe trattarsi di partecipare a riunioni di gruppi formali di persone come, ad esempio, il Rotary, oppure iscriversi a una scuola di tango, un gruppo di yoga o club di fotografi, un gruppo di lettura, una scuola di scrittura.

    Il semplice fatto di aggiungersi a una tribù, con quel  senso di appartenenza e di ingaggio, capace di farvi alzare dal letto con entusiasmo, non potrà che incrementare quell’atteggiamento di positività e di apertura mentale che vi vedranno protagonisti nell’età nuova. Quella che sta rivoluzionando le frontiere della vita. Un dato è certo, come si legge nell’articolo di Repubblica del 6 novembre 2023: “Amore, lavoro e salute, gli eterni boomer spostano i confini della vecchiaia: Là dove canonicamente c’era l’autunno dell’esistenza, c’è oggi un ventennio di vita attiva a cui né la demografia né la sociologia sono ancora riuscite a dare un nome”.

    In fondo in fondo, sapete qual è il segreto per non fossilizzarsi nel proprio orticello? Evitare di assumere il ruolo in cui, da adulto, sapete già tutto della vita. La classica frase: “Ai miei tempi…” non vi porterà da nessuna parte. Perché quei tempi non esistono più. Una frase che vi cristallizza in una società passata, anziché farvi apprezzare la sua forma attuale o futura. Basta avere l’umiltà e la curiosità di ascoltare storie nuove, le esperienze di altri, e crescere insieme.

     

    Aquila Nera chiama Alzata con Pugno!

    Alzata con Pugno dal film “Balla coi Lupi”

     

    • Cercare di intessere relazioni di amicizia con persone più giovani o più anziane di voi.Alle ortiche i certificati di nascita! I rapporti intergenerazionali sono preziosi. Da un lato, non potranno che rinnovare la vostra energia e rinfrescare il vostro sguardo sul mondo; dall’altro, vi faranno toccare con mano le radici che hanno lasciato un segno nella vostra identità. Una miniera d’oro di voci polifoniche da cui attingere. Il segreto è quello di non focalizzarsi sulle differenze (in questo caso l’età). Ma su quello che avete in comune, a prescindere dalle categorizzazioni. A tale proposito, vi segnalo un interessante articolo di Vox.
    • Dare un contributo alla comunità attraverso il volontariato. Offrire il proprio aiuto per gli altri è un gesto gratificante, in grado di svoltare la vita. I benefici del volontariato sono molteplici, come sostiene Immaculata De Vivo, docente di Medicina ed Epidemiologia di Harvard, nel libro “Biologia della Gentilezza”, scritto assieme a Daniel Lumera: crea un senso di appartenenza a una comunità; neutralizza la solitudine, crea legami duraturi; agisce come un ansiolitico; allunga la vita, fa invecchiare bene e fa divertire. Se desiderate approfondire, correte a leggerlo!

    Conclusioni: ampliare la prospettiva per “arricchirsi”

    Regola uno: capire il contesto storico in cui viviamo, con le sue dinamiche e cambiamenti radicali è d’aiuto per delineare qualsiasi nuovo progetto di vita. Mettersi nella giusta prospettiva e comprendere l’ambiente in cui ci si muove, può offrire una marcia in più per poter spostare le lancette in avanti, in modo attivo e propositivo,  in barba a ogni forma di ageismo.

    Regola due: uscire dalla propria bolla per frequentare persone che hanno interessi comuni; costruire un network che permetta di intercettare maggiori opportunità di crescita. In tanti, si fa meno fatica e ci si diverte di più!

    Regola tre: frequentare persone di diverse generazioni per allargare le vedute.

    Regola quattro: fare del volontariato sottende un principio prezioso: dare permette anche di ricevere.

     

    E ora tocca a voi

    C’è qualcosa che vi ha risuonato in questo articolo? Se sì, volete lasciare la vostra testimonianza?

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