La vita si restringe o si espande in proporzione al nostro coraggio,
o viceversa alla nostra paura.
La vita in pensione
Ho affidato l’arduo compito di farmi dimagrire a un nutrizionista della mia città. Mentre, con un occhio sull’ago della bilancia dov’ero salita con grande rassegnazione, mi stava raccontando di quanto tempo fosse costretto a perdere in certi bar per farsi servire un caffè (discorso interessantissimo di per sé), è sbottato dicendo: “Non ho mica tempo da perdere io, non sono mica un pensionato!”, con una smorfia di disprezzo.
Da quel momento, l’immagine di centinaia, migliaia di pensionati che aspettano per ore una tazzina di caffè al bancone del bar senza protestare, “perché tanto non hanno di meglio da fare”, non mi abbandona. L’idea che la vita in pensione sia in qualche modo il ritiro dalla vita, l’abbandono delle scene, il non calcare più il palcoscenico che conta, fa parte di una narrativa sociale che non è mai stata aggiornata.
Rewind!
Massimo Gramellini sul Corriere della Sera, su tutt’altro argomento, a proposito dell’ansia che colpisce gli studenti italiani del liceo, sostiene che sarebbe riduttivo derubricare le loro ansie a paturnie da viziati, sentenziando pomposamente “Ai miei tempi…”.
“…I nostri tempi non esistono più.
Questi sono tempi nuovi, per i quali servono parole nuove”.
(qui l’articolo completo)
È vero, servono parole nuove per tutti e, direi che, a proposito di pensionati, ne servono a palate.
Infatti, nell’immaginario collettivo, una volta che la porta dell’ufficio si è chiusa, le persone pensionate dovrebbero attendere quella tazzina di caffè per ore, invece di perseguire obiettivi ambiziosi e nuove imprese. Figurarsi svolgere professioni tradizionalmente “vietate ai maggiori di”.
La Silver Age brilla di luce propria
Che ne dite di quelle modelle che tornano a sfilare dopo i 70 anni? E gli influencer sopra gli 80? E gli imprenditori super adulti che continuano a sfornare nuove idee? E Warren Buffet, uno degli investitori più conosciuti al mondo e leggenda vivente nel mondo altalenante della borsa, non potrebbe starsene tranquillo in poltrona leggere il giornale invece che condizionare gli andamenti del mercato che spia attentamente ogni sua mossa?
Notizia di questi giorni: “Le azioni delle principali società di trading giapponesi hanno registrato corposi guadagni dopo che Warren Buffett, presidente e CEO di Berkshire Hathaway, ha dichiarato di voler aumentare le sue partecipazioni. Le azioni di Mitsubishi sono aumentate del 2,7% negli scambi in Giappone, Mitsui & Co ha guadagnato il 2,6%, Itochu è salita del 2,5% e Marubeni è salita del 3,7%. Anche Sumitomo è salita del 2,7%”.
E perché Keith Richards non se ne sta tranquillo a giocare a burraco con Mick Jagger? Sessanta tondi tondi. Gli anni di carriera con i Rolling Stones. La rock band più famosa del pianeta celebra la ricorrenza con una nuova versione dell’iconica linguaccia e un lungo tour in Europa. Un mazzo di carte forse non lo hanno mai visto.
Una second life alla portata di ogni persona
Non occorre essere delle star per disegnarsi su misura una vita dopo il lavoro; questi personaggi famosi sono fonti d’ispirazione che ci danno la carica. Meravigliosamente attivi. E se non scegliamo di avere una vita attiva, corriamo il rischio di sprecare la nostra second life vivendo anni di noia.
È proprio vero: la vita si esprime in lunghezza e in larghezza, e la larghezza è data proprio dal non fermarsi a credere che esista una sola definizione di realtà, un solo mondo possibile. Sì, la vita è larga oltre che lunga, e fa un’enorme differenza se allarghiamo la nostra prospettiva mentre la stiamo vivendo. Ma noi, purtroppo, tendiamo a guardarla solo per il senso della lunghezza, preoccupati di capire le dinamiche della durata anziché di qualità, profondità, ricchezza, varietà.
La vita può essere bidimensionale: si può espandere, plasmare, renderla complice, amica, e ricca di emozioni. Immaginate di stendere la pasta con il mattarello su una spianatoia: vedete come si stende l’impasto partendo dal centro ed espandendolo verso l’esterno, se ci mettiamo impegno e lo lavoriamo con cura?
Accidenti se può essere larga la vita
“Accidenti se può essere larga la vita”– dice Nicola Palmarini nel suo libro Immortali – “Dipende solo da noi, dal ricordarci di godere in largo e a lungo il nostro miracolo quotidiano”. Ancora “…Quanto sarebbe larga quella linea se potesse raccontare con la sua voce ogni nostra giornata? …Giorni in cui abbiamo conosciuto una persona nuova, che ci siamo resi conto della magia che si nasconde dietro il volo degli uccelli. Giorni in cui abbiamo comprato un nuovo dentifricio e aspettato la sera per assaggiarne il sapore…”.
Cito spesso Palmarini che tratta, con estrema competenza e spirito provocatorio, temi come l’invecchiamento della popolazione e la rivoluzione tecnologica per sfruttare il potenziale dividendo demografico che abbiamo a disposizione, come scritto nella prefazione del suo libro.
Si chiude una porta e…
Torniamo a quella porta dell’ufficio che si chiude. Immaginiamo, dopo una prima fase di euforia, di provare una spiacevole sensazione di noia e smarrimento. Ci si sente soli nell’affrontare un nuovo inizio, spesso nell’ incomprensione da parte degli altri. Magari i nostri amici lavorano ancora tutti.
Gran pacche sulle spalle, congratulazioni: “Beato te!”, “Che invidia!”; “Fortunato!”; “Ma chi sta meglio di te?” ecc.
Non è come sembra
Se si prova a dire che non è esattamente quello che ci si aspettava, che nessuno ci ha insegnato com’è, che non ci sono corsi serali sul tema, la reazione degli altri è di fastidio. Certo, perché la maggior parte delle persone è convinta che andare in pensione sia fin da subito molto eccitante, dal punto di vista del pensionato (non nella visione sociale), e vuole sentirsi raccontare di quanto favoloso e liberatorio sia non doversi svegliare più all’alba, prendere un caffè al volo prima di affrontare il traffico del commuting, partecipare a mille riunioni per lo più inutili, avere un’agenda fittissima che scandisce i ritmi della giornata, le notifiche del calendario di google che ti annunciamo il prossimo impegno e bla bla bla.
La vita in pensione è anche larga
Lo è, ma prima di diventare eccitante, prima di capire davvero le enormi potenzialità della vita in pensione, di quanto sia larga, è necessario superare determinate tappe, per esserne davvero attori, soprattutto se non l’abbiamo pianificata con anticipo. Se non l’abbiamo immaginata, pensata, raffigurata. Se non abbiamo fatto finta di essere già in pensione qualche anno prima, magari per gioco, magari per qualche giorno, o solo qualche ora.
Conclusioni
- La vita non è solo lunga ma è larga, dipende dalle nostre scelte.
- Scegliere di essere attivi, e riempire la nostra giornata di emozioni è il presupposto di una vita in pensione di successo
- Se siete dei neopensionati e delusi da qualcosa che non corrisponde alle vostre aspettative, ricordatevi che ci vuole del tempo per trovare la propria strada. Ma quando la si trova, accidenti quanto può essere larga!
Ora tocca a te:
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Hai trovato qualche spunto interessante in questo articolo? Raccontami cosa ti ha colpito di più.
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Se sei un neopensionato o una neopensionata: quali sono le tue prime sensazioni? È come te l’immaginavi?
Il nutrizionista “imbruttito” mi stupisce molto, nel mio immaginario il nutrizionista è una persona molto zen che aspetta pazientemente il suo caffè al bar, magari scambiando qualche battuta con gli altri avventori; a parte questo: chi non ha mai lamentato la presenza dei pensionati in fila in posta nell’unico orario libero di chi lavora, scagli la prima pietra.
La “larghezza” della vita è un tema centrale e si pone perché la lunghezza della vita è cresciuta: a 60 anni abbiamo i parametri vitali dei cinquantenni della generazione che ci ha preceduti, siamo fisicamente in grado di godere del tempo lasciato libero dal lavoro per coltivare gli interessi che magari abbiamo trascurato per “fatturare” in età da lavoro. Fondamentale quindi non farsi cogliere di sorpresa da una vita nuova dove il lavoro ha perso la sua centralità; leggere il tuo blog aiuta, grazie agli spunti che continui a dare ai lettori.
Ciao Luisa,
Grazie per il tuo messaggio. Non posso scagliare la prima pietra, perché di certo qualche pensiero di questo tipo l’ho fatto sicuramente anch’io quando lavoravo. La dimensione della “larghezza” della vita, come giustamente sottolinei, va di passo con la vita che si allunga. Anche se spesso ci focalizziamo sulla durata, dovremmo concentrare le nostre energie per espanderla. È vero, viviamo in una nuova società dove emergono nuovi valori. Si vuole lavorare meglio, non più con quei ritmi massacranti e totalizzanti come un tempo (?), ripensando l’equilibrio tra aspetti professionali e personali. Cresce la Yolo economy (You only live once) , il coraggio di licenziarsi, di cambiare città o Paese. C’è un “nuovo coraggio professionale”, che rivendica più spazio alla famiglia, agli amici, al tempo libero. Bisogna non farsi cogliere impreparati da questa nuova vita dove il lavoro ha perso la sua centralità, come dici tu. Eh sì, c’è sempre molto da imparare!
A presto!