Il nuovo anno si sta avvicinando e, come consuetudine, è tempo di bilanci. Non solo, è il momento propizio per esprimere i desideri. Mi concentro ed evoco il Genio della lampada. Chissà se mi ascolterà. Sarà molto affaccendato ma, in fondo, ne voglio formulare solo tre, il numero perfetto…

Desiderio numero uno: 

Ageismo, il convitato di pietra (articolato in tre punti).

  1. Sarebbe ora che l’ageismo venisse riconosciuto come discriminazione perpetuata in base all’età e che venisse introdotto nel nostro vocabolario con una parola italiana. Il semplice adattamento dall’inglese dà la dimensione di quanto poco questo odioso fenomeno venga riconosciuto e percepito. 
Esprimi tre desideri per il 2023

Bias buzzer, rilevatore di pregiudizi, suona spesso.

Cos’è questa roba?

La parola ageism è stata coniata nel ’68 da uno psichiatra americano, Robert Butler e definisce una combinazione di attitudini pregiudiziali verso le persone a causa della loro età. Quasi mezzo secolo più tardi ha raggiunto, a malapena, una consapevolezza diffusa, per non parlare di provocare una protesta. Questa discriminazione riguarda anche i giovani, ma il vero bersaglio sono gli anziani e, più in generale, il processo di invecchiamento in sé (avete mai sentito parlare, ad esempio, dello tsunami grigio? Preparatevi alla catastrofe!).

Vi pare che abbia un grande senso boicottare un gruppo del quale faremo parte?
L’ageismo è un pregiudizio contro i noi del futuro, dice Ashton Applewhite, autrice del libro “Il bello dell’età. Manifesto contro l’ageismo”, una discriminazione che si nutre di pregiudizi relativi alle classi di età. Questo modo di pensare è ovunque, nei media, nella cultura popolare, nelle conversazioni di tutti i giorni.

  1. Vorrei che ogni politica, o progetto di inclusione, prendesse in considerazione anche l’età e che sul posto di lavoro tutte le risorse venissero valorizzate in egual misura. (Qui il genio della lampada mi sta mandando un vaffa!). Nella realtà, siamo onesti, i lavoratori senior vengono considerati solo un costo e non un valore culturale ed esperienziale. 

  1. Bramo una cultura age-friendly. Non potremo fare a meno di etichettarci per anni di nascita, attraverso quelle categorie anagrafiche sbandierate dai media: Generazione Z, Millennials, Generazione X, Boomers e Silver? Ma chi vi paga, l’Istat?
    Ciò che mi irrita è l’ accanimento mediatico, il porle una contro l’altra invece di promuovere una cultura rispettosa di ogni età. Questa corrente diseducativa ostacola l’empatia, ci allontana dagli altri: si chiama effetto bleah, come se l’età determinasse le abilità e gli interessi. 

NB: 1, 2 e 3 fanno parte di un unico desiderio 😏

Desiderio numero due:

Vorrei che l’ikigai diventasse patrimonio dell’umanità. 

Chi siamo veramente? Cosa vogliamo? Quali sono i nostri valori? Cosa ci dà energia? Quali sono i nostri superpoteri? Cosa possiamo fare per gli altri? Qual è il tipo di lavoro per cui potremmo venire pagati?

Direttamente dal Giappone ci arriva un regalo prezioso per acquisire maggior consapevolezza di noi stessi. Iki significa “vita” e gai vuol dire “valore”. L’ikigai, dunque, è lo scopo della propria vita o la propria felicità. È ciò che dà gioia a una persona, la ispira e la motiva ad alzarsi dal letto ogni giorno con energia e voglia di fare.  

Ognuno di noi ha un proprio ikigai: basta trovarlo e seguirlo per essere felici. 

Esprimi tre desideri per il 2023

l’ikigai

Capire qual è il proprio ikigai

L’ikigai si trova all’intersezione di quattro insiemi: 

  • nel primo, ci sono le cose in cui si è bravi, i talenti dimostrati fin da piccoli o le capacità sviluppate nel corso del tempo.
  • Nel secondo insieme è compreso tutto quello che ci porta gioia e ci fa sentire più vivi e realizzati. Potrebbe essere la scrittura, il canto, la lettura di romanzi, il tempo libero trascorso con gli amici, la famiglia, ecc.
  • Nel terzo insieme si trovano le cose di cui il mondo ha bisogno: potrebbe trattarsi dell’umanità nel suo insieme, ma anche di una piccola comunità.
  • Nell’ultimo insieme, le attività per cui si potrebbe essere pagati. 

Lavorando su ogni elemento di questo disegno, si può “estrarre” il proprio ikigai  per poi dare vita a un percorso coerente, capace di regalarci gioia e, una volta in pensione, di ricostruire  una nuova identità ricominciando da noi stessi.

Se il mio desiderio viene ascoltato, troverete questo utilissimo diagramma nel vostro workbook per il 2023 gentilmente offerto dal Genio della lampada 😉.

Desiderio numero tre:

Esprimi tre desideri per il 2023

Maggior focus sull’apprendimento perenne.

Spesso si sente dire: “alla mia età non si cambia più”, oppure “ormai non s’impara nulla”, “arrivati a questo punto è tutto inutile”. 

Mi sembra chiaro che per vivere appieno in un contesto così volatile, strano, imprevedibile, sia fondamentale evolversi, imparare cose nuove e rinnovarsi. 

Il mondo accelera e, per vivere bene, è consigliabile ampliare i nostri orizzonti. Per non parlare, poi, di chi vuole continuare a mettersi in gioco con una nuova attività dopo il pensionamento!

Quindi mettiamo da parte i pensieri negativi, gli auto-sabotaggi e diamoci da fare.

Internet ci dà una grossa mano. Esistono tantissimi corsi online a prezzi accessibili, si possono identificare webinar, convegni in streaming cui partecipare e intervenire con commenti, domande, condivisioni. L’importante è mantenere una mente aperta e un atteggiamento positivo.

Se non ci viene spontaneo, alleniamoci a farlo. Facciamoci aiutare dalla curiosità: la vera spinta, la nostra grande alleata.

Ora tocca a te

Se potessi scegliere un desiderio fra questi tre, quale vorresti?

Immagino che, provando a scegliere, te ne siano venuti in mente molti altri. Non vuoi condividerli qui? Ti aspetto nei commenti  

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