Come ho smesso di lavorare
Avevo già firmato il modulo di adesione per entrare nel Fondo aziendale e ottenere la pensione anticipata, ma rinviavo il pensiero su cosa sarebbe successo dopo. «Qualcosa troverò», pensavo, senza preoccuparmi troppo. «Magari seguirò un corso di arredatrice di interni», un’idea buttata lì, a casaccio, senza esserne del tutto convinta. «Una come te, con i tuoi interessi e le tue risorse, non avrà nessun problema», mi dicevano.
Tutte balle.
Ripenso a come, fino agli ultimi giorni del mio lavoro, non avevo capito nulla di quanto sarebbe stato importante pianificare la vita del “dopo”. Ricordo che Davide delle Risorse Umane, incaricato di gestire le trattative con gli aderenti al Fondo, mi dava la caccia per fissare un appuntamento telefonico. Appuntamento che puntualmente rinviavo, dando la priorità a mille altre cose.
«Mah, guardi che si tratta del suo futuro», nella sede di Trieste ci si dava del “lei”, mentre in quella di Milano rigorosamente del “tu”. Al di là di questo, dall’altra parte del filo sentivo una voce perplessa.
«Cerchi di capire», rispondevo un po’ piccata, «la data che mi propone è impossibile per me».
«Ho organizzato un training per la mia Community sull’utilizzo di una nuova piattaforma interattiva, veda lei!».
Di fronte all’incredulità di Davide, ora non posso che sorridere pensando alla sua voce stupita e alla mia cecità. Ora dico: Davide aveva ragione da vendere!
Happy Pensy in uno dei suoi ultimi eventi
Fare l’amore con la pensione
Senza una buona pianificazione, andare in pensione è come andare a un appuntamento al buio e non disporre di un algoritmo per il matching delle personalità. Ti può andare male, ti può andare bene. Ma la probabilità non è 50 e 50. Fare dei ragionamenti sui nostri desideri, sulle nostre esigenze, riconoscere e dare un nome alle nostre emozioni è necessario per ribaltare la situazione a nostro favore. Mette ordine dentro di noi e aiuta a chiarirci le idee. Ed ecco che la probabilità di vivere la nostra “seconda vita”, con soddisfazione e gioia, aumenta in modo esponenziale.
Sì, anche per chi ha vissuto una transizione da incubo, è possibile “fare l’amore con la pensione”.
Mind the gap!
Gli aspetti economici sono importantissimi, inutile negarlo. Percorrere questa strada senza il corretto sostegno finanziario non è un problema da poco. Recentemente, il presidente dell’Inps ha ribadito che la previdenza obbligatoria, così come è costruita in questo contesto sociale, non è in grado di svolgere il ruolo che ha avuto storicamente.
In un panorama così poco rassicurante, nella speranza che prima o poi si prenda l’esempio dai paesi più virtuosi, si potrebbe avviare una campagna di educazione previdenziale a partire dai giovani. Tanti di essi pensano alla pensione con disinteresse o disincanto, senza essere consapevoli dell’importanza del tempo che hanno a disposizione per costruire il proprio risparmio previdenziale.
Ognuno dovrebbe fare i propri conti. Si dice spesso che l’Italia è seduta su una bomba ad orologeria, quindi, MIND THE GAP!
Altri aspetti da tenere in considerazione
Non si tratta solo di questo, la pianificazione finanziaria è solo uno degli elementi della vita in pensione.
Ci sono altri aspetti da considerare che hanno a che vedere con le implicazioni emotive, psicologiche, fisiche e sociali, elementi che sono al centro di questo blog e che molte persone tendono a sottovalutare, esattamente come ho fatto io.
Quindi, capire perché alcuni falliscono e come evitare di incappare nelle insidie del “dopo”, può salvarci dal pericolo dell’isolamento, dalla depressione, da un certo malessere sociale. Quel non sapere più chi sei e che fai nel mondo. Gli esempi che arrivano dai nostri genitori (o dai nostri nonni) potrebbero non essere adatti in un contesto che sta cambiando radicalmente.
La prima domanda da porsi è: voglio veramente smettere di lavorare (sempre che sia possibile)?
In alcuni paesi (Stati Uniti e UK), il tasso dei lavoratori ancora occupati nella fascia del “superadulti” è in crescita, come si legge nell’articolo di Emanuele Cacciatore e Antonio Ragusa: “Benvenuti nella Longevity Economy: in pensione dopo i 70 anni”, in cui gli autori spiegano perché le persone tendono a lavorare così a lungo.
Una delle ragioni è direttamente collegata alla migliore aspettativa di vita: si vive più a lungo e in salute. Quindi, le persone sulla sessantina sono completamente diverse da 40 anni fa, hanno un livello di istruzione maggiore, i lavori richiedono meno lavoro fisico.
“Nell’odierna economia dell’informazione e della conoscenza”, dicono Cacciatore e Ragusa, “molte persone svolgono lavori fisicamente meno impegnativi quindi per alcuni è facile continuare a lavorare”.
La lettura delle dinamiche in atto, e le loro ripercussioni sul mondo del lavoro, fanno sì che il classico modello a cui siamo abituati dal dopoguerra in poi e basato sul ciclo: studio, lavoro, pensione venga rimpiazzato in modo graduale da un ciclo di vita a più stadi.
Dal ciclo di vita a tre stadi al multi-stage
- un allungamento dell’età lavorativa fino a oltre i 70 anni
- una formazione continua
- minore scissione fra tempo di lavoro e tempo libero
- articolazione del ciclo lavorativo basato su due carriere principali
- avvio posticipato della prima carriera, preceduto da un eventuale periodo di “sperimentazioni” di carattere imprenditoriale o non strettamente lavorativa, come ad esempio viaggi o studio
- genitorialità posticipata
- una pausa fra la prima e seconda carriera dedicata a reskilling/upskilling, studio e formazione
- una seconda carriera, prevalentemente da freelancer.
(Autori: Emanuele Cacciatore e Antonio Ragusa, Econopoly del 14.11.2022)
Il mondo sta cambiando, non facciamoci travolgere dall’onda, cavalchiamola.
La seconda domanda: una volta smesso di lavorare, chi voglio diventare in questa fase della vita?
Pensiamo di avere una grande opportunità, quella di reinventarci un po’. Questo nuovo inizio non dovrebbe essere vissuto come la perdita di qualcosa, dello status, della sicurezza, ma dovremmo imparare a entusiasmarci di fronte alle possibilità che ci pone il futuro. In fondo, se ci pensate bene, il passato non si può cambiare, ma possiamo incanalare tutte le nostre energie a disegnare una nuova vita e assumerne il controllo.
Che tipo di pensionata/o voglio essere?
Voglio ritirarmi in casa, dedicare il mio tempo esclusivamente alla famiglia, ai nipoti, al giardinaggio, oppure voglio continuare a evolvere imparando cose nuove ed esplorando nuovi percorsi? Quali sono i miei obiettivi? E quali i piani d’azione per raggiungerli? Ci sono cose che voglio continuare a fare nella mia vita in pensione? Ce ne sono altre che potrei prendere in considerazione?
Durante il brainstorming potrebbe essere utile farsi aiutare da chi ci è vicino e da chi ci conosce bene: dal proprio partner, dagli amici più cari, da un professionista o da chi è passato prima di noi. Non si tratta di un compitino da svolgere in pochi minuti, ma da una sorta di analisi a cui dedicare spazio e cura per connetterci con noi stessi. Individuare quelle attività che possono aumentare il senso di realizzazione e benessere per spianarci la strada verso una rinascita: una seconda vita più creativa, più avventurosa, più significativa.
In un blog americano viene indicato un esercizio pratico che mi ha fatto pensare alla faccia che farebbe un qualsiasi italiano alla domanda: “cosa vorresti che le persone dicessero al tuo funerale?” 😊
“Era una delle persone più positive che io conoscessi”.
“Aveva una mente aperta ed era pronta a esplorare nuove avventure”.
“È proprio rinata nella sua vita in pensione, non ha avuto paura di rimettersi in gioco”.
Una pratica ingegnosa che potrebbe funzionare. Volete provare?
Conclusioni
- Pianificare il pensionamento richiede un lavoro approfondito e strutturato che tenga conto sia degli aspetti economici che di quelli a più ampio spettro
- Fare chiarezza dentro di noi può darci una spinta a elaborare la nostra visione del futuro
- Confrontarsi con persone che ci conoscono bene, oppure che si trovano nella stessa fase della vita o che ci sono passate, può rivelarsi utile per tenere alta la propria motivazione
- Continuare a lavorare qualche anno in più, anche in modalità part-time, o lanciare una nuova attività imprenditoriale può essere, per molti, la strada più corretta.
Ora tocca a te
Come hai disegnato, o come disegnerai, la tua vita in pensione?
Lasciami un commento qui sotto, ne sarò felice!
Non nego che proprio grazie al tuo blog, nella mia veste di “aspirante pensionata”, ho cominciato a pensare a come voglio interpretare la mia pensione. La prima fase è molto chiara: un periodo sabbatico fatto di camminate (corse se il fisico regge), giardinaggio e studio. Poi vedrò come coniugare la mia esperienza con le nuove conoscenze acquisite nel periodo sabbatico.
Ciao Luisa,
Sono molto contenta che il mio blog faccia riflettere su come costruire la “seconda vita”!!
Mi piacerebbe tanto se tu condividessi con la nostra Community la tua futura esperienza a cominciare dal periodo sabbatico, i tuoi studi e approfondimenti futuri e, soprattutto, dove ti porterà tutto questo. Sarà sicuramente fonte di ispirazione per molti.
Ti inquadrerei in un profilo di growth-oriented retiree, quelle persone che hanno sempre bisogno di crescere e sono spinte a realizzare il loro potenziale al massimo. Grandissima!
Tienici aggiornati!!!!
Nella mia pensione continuo a curare gli affetti familiari, ho tre nipoti di cui due: che vivono a Trieste ed uno a 40 km da Roma, la mia città evquesto mi va fare dei viaggi o viaggetti per andarli a trovare. Poi ho due sorelle molto più grandi di me, le chiamo le vecchiette e le vado a trovare a volte. Ma a parte questo cerco di mantenermi in forma frequentando al mattino un circolo sportivo in cui faccio tutte attività dolci: posturale, platessa, pankafit e camminata. Poi ho creato un circolo di amiche della stessa età cosa che nn facevo prima, cercando di vederle una volta a settimana. Nella biblioteca del mio quartiere frequentiamo un circolo di lettura, con un incontro al mese. E fino a qui ho parlato delle attività che ho preparato ed iniziato con altri ritmi, prima di andare in pensione. Dal d day invece, ormai 24 mesi, ho iniziato a scrivere su un.magazine online della mia ex azienda. Poi ho fondato un Club del libro online.
Nella prima attività tutta nuova, cerco degli articoli scritti da conoscenti, parenti, figli di amici, amici…di vari argomenti. Tutti porto possibilmente legati al mese di uscita. Ho trovato anche un altro metodo che mi orgogliosamente molto. Il giornalismo partecipativo: ricontatto i miei excolleghi o in pensione o che ancora lavorano e chiedo un piccolo articolo su qualche cosa riguardante i loro hobby o paesi di origine o cose di cui sono felici di scrivere.. niente di impegnativo ma molto coinvolgente. L. Ultimo numero un direttore di alto grado mi ha parlato della sua passione per i Lego, che condivide con il figlio ma anche con suo padre.
Insomma mi sono inventata quarta attività di responsabile di redazione che mi fa rimanere attaccata alla mia ex azienda e al mio lavoro CHE CONTINUA A MANCARMI TANTO…ma cerco di non annoiarmi e non ci penso più. Con il club del libro ci riuniamo una volta al mese su zoom e siamo dieci lettori appassionati ed io la coordinatrice. Ormai ho detto tutto. Spero di aver dato spunti per altro neopensionati
Ciao Marinella,
Innanzitutto ti ringrazio per questo meraviglioso contributo che può essere di stimolo e di aiuto per tante persone. Hai ricordato quanto sia importante tenersi in esercizio (regola numero uno!!!) visto che il nostro fisico è il bene più prezioso che abbiamo, e di come sia fondamentale reinventarsi una vita di soddisfazione (pur con una certa nostalgia per il lavoro passato). L’esperienza accumulata durante la tua attività produttiva è probabilmente qualcosa che hai “trasportato” in qualche modo nella tua nuova attività di “giornalismo partecipativo”, devo dire una bellissima iniziativa che ti pone in contatto con una rete di persone che amano condividere. Quanta creatività!
Immagino che le tue sorelle e i tuoi nipoti siano molto orgogliosi di te!
Grazie per la tua testimonianza!
Michaela, I love having another voice from the “other side of the pond” helping to encourage folks to plan for the realities of life after “The Starting Line.” It’s a critically important topic, and one most folks fail to realize when they’re planning for retirement. Thanks for making a difference.
Ciao Fritz,
thank you for your words! I hope to help people understand that retiring from work is very simple but figuring out what they are going to do in their “second life” is quite hard without being prepared for it. It happened to me. I underestimated the emotional , psychological, and social implications (what a big mistake!). But I have learnt a lot since then and would like to share it with my readers. And I am very grateful for having you as my mentor!
Ciao Michela, ti seguo da un po’ e sono aspirante pensionata. Dovrò attendere ancora due anni e mezzo per lasciare e nel frattempo penso a cosa fare una volta in pensione. Vivo in mezzo ai giovani e viaggio con loro molto spesso durante l’anno. Quando avrò finito di insegnare mi piacerebbe dedicarmi alle persone che da giovani non hanno potuto trascorrere dei periodi all’estero per imparare le lingue. In altre parole vorrei seguitare la mia attività di group leader con persone adulte. Vorrei iniziare già dal prossimo anno ma le perplessità sono molte. Grazie per i tuoi articoli. Buone feste
Ciao Maria Rosaria,
Il tuo lavoro dev’essere molto stimolante! Vedo che stai già pianificando una possibile attività di group leader una volta in pensione, e non posso che farti i complimenti. Credo che tu abbia dentro di te tutte le risorse per ricominciare con qualcosa che apporta valore alla tua “seconda vita”. Stai immaginando di valorizzare le competenze acquisite e trasportarle con te, in un processo di continua evoluzione. Bravissima!
Attendo tue notizie e ti faccio i miei migliori auguri di Buone Feste!
Sono pensionata da inizio anno e un pochino smarrita..ma fiduciosa di trovare la mia strada.
Ho figlio e nipote in Polonia e poche amiche vive…seppellite in casa tra cucina e lavori di casa..
A volte rimpiango il lavoro e non mi piace. Leggere questo blog mi piace e mi aiuta. Gz
Cara Carla,
Sono molto felice di poter trasmettere, attraverso il mio blog, qualche idea o suggerimento che siano d’aiuto nella fase di “transizione” da un’attività lavorativa alla vita in pensione.
Nel mio caso i primi mesi sono stati un incubo, ma poi, piano piano, ho ritrovato me stessa e sono molto felice delle tante opportunità che si possono cogliere avendo molta più libertà a disposizione, una volta superato il primo momento di smarrimento.
Internet mi ha aiutato molto; mi sono iscritta ad corsi che mi interessavano (ad esempio la piattaforma DomestiKa offre tantissimi corsi di formazione su argomenti diversi a costi molto accessibili) e ho preso contatto con molte persone (altri blogger o esperti degli argomenti di cui tratto) che mi hanno dato una mano nel mio percorso.
Se le tue amiche preferiscono rimanere in casa, mi sento di consigliarti di cercare di conoscere persone nuove che magari hanno i tuoi stessi interessi. Ad esempio, se ti piace leggere, prova a vedere se nella tua città esistono dei circoli letterari , gruppi di lettura con cui confrontarsi. Questa è solo un’idea, ma prova a pensarci un po’ su. Non vale la pena rimpiangere il passato, focalizza le tue energie a costruire la nuova Carla!.
Grazie mille per il tuo commento!