Da giorni sto osservando una coppia di uccellini molto ostinata che cerca di costruire un nido sulla nostra terrazza. C’è un gran vento, ma non importa. Continuano a portare pezzettini di rami, foglie, muschio. Il vento butta a terra tutto quello che con grande determinazione stanno assemblando. Non importa, raccolgono quello che è caduto a terra e lo riportano su. Da giorni.
Jeff, l’uccellino ingegnere capo cantiere
Lavori in corso
Incidenti imprevisti in corso d’opera
Jeff riapre il cantiere
Sono affascinata da questa grande sfida, e naturalmente tifo per loro.
Mi fanno venire in mente con quanta determinazione volevo uscire da quella sensazione di vuoto e di mancanza di identità in cui ero sprofondata dopo il mio pensionamento. Pezzettino per pezzettino ho ricomposto la nuova me. Ups and downs, alti e bassi. Ogni tanto qualche pezzo cadeva a terra. Lo rimettevo su. Ogni tanto qualche folata di vento smantellava ciò che stavo costruendo. Ricominciavo.
Guardo fuori dalla finestra: loro sono sempre lì, operosi e ostinati, nonostante il maestrale.
Costruire la propria strada dopo il pensionamento in certi casi può essere un percorso molto impegnativo.
Andare in pensione limitandosi ad utilizzare il tempo per giocare a carte, andare a fare shopping, guardare la TV per ore interminabili può essere una grande fonte di stress. Infatti, si può essere stressati per la mancanza di uno scopo, di una struttura delle proprie giornate, della routine, mancanza di identità, perdita di status. Questo stadio della vita è pieno di cambiamenti enormi e non tutti hanno sviluppato la capacità necessaria per cavalcare l’onda ed evitare il contagio negativo con altre sfere della vita. Nel momento della transizione, quando si comincia una nuova fase, il rinnovamento è molto impegnativo perché, solitamente, richiede un lavoro profondo.
Ricostruirsi pezzetto per pezzetto, nonostante il vento contrario, partendo dal proprio ikigai vuol dire aggiungere valore alla vita.
Un’aiuto concreto può arrivare dalla filosofia giapponese.
L’ikigai
È molto interessante familiarizzare con questo termine che significa la “propria ragione d’essere e di esistere”. In giapponese “iki” significa “vita” e “gai” vuol dire valore: l’ikigai, dunque, è lo scopo della propria vita o la propria felicità. È ciò che dà gioia a una persona, la ispira e la motiva ad alzarsi dal letto ogni giorno con energia e voglia di fare. Ognuno di noi ha un proprio ikigai: secondo la filosofia tradizionale giapponese, basta trovarlo e seguirlo per essere felici.
Ken Mogi, autore di Awakening Your Ikigai, afferma che l’ikigai è un concetto antico e familiare per i giapponesi, che può essere tradotto semplicemente come “un motivo per alzarsi la mattina” o, detto più poeticamente, “svegliarsi alla gioia“.
L’ikigai appare anche correlato al concetto di flusso che si verifica quando si fa qualcosa che si ama e in cui si è bravi, con il possibile vantaggio aggiunto di portare valore alla vita degli altri. Infatti, l’ikigai in genere non si riferisce solo al proprio scopo personale e alla propria realizzazione nella vita, ma considera anche gli altri o la società in generale.
Come capire qual è il proprio ikigai?
L’ikigai si trova all’intersezione di quattro insiemi: nel primo, ci sono le cose in cui si è bravi, per esempio le abilità imparate, gli hobby perseguiti, i talenti che si è mostrato di avere fin dalla tenera età, come suonare uno strumento musicale, dipingere, saper parlare in pubblico, fare sport. Questa sfera racchiude talenti o capacità.
Nel secondo insieme c’è tutto ciò che ci porta gioia e ci fa sentire più vivi e realizzati. Potrebbe essere la scrittura, come nel mio caso, il canto, la lettura di romanzi, il tempo libero trascorso con gli amici, la famiglia, ecc.
Nel terzo insieme si trovano le cose di cui il mondo e l’umanità hanno bisogno: potrebbe trattarsi dell’umanità nel suo insieme, ma anche di una piccola comunità.
Nell’ultimo insieme, le attività per cui potrebbe si potrebbe venire pagati.
Non è possibile per tutti realizzare questa quarta intersezione, ma già le prime tre possono offrire una chiave per comprendere il proprio ikigai e ricostruire con coerenza una nuova identità nella vita in pensione.
Nell’individuazione del mio ikigai personale sono ancora a metà strada, lavori in corso.
Nel confronto con altri blogger sulle tematiche collegate alla vita in pensione, spesso emerge il suggerimento di andare oltre sé stessi e di “restituire” un contributo alla comunità in cui si vive, completando così il terzo insieme della filosofia giapponese. Devo dire che in questi giorni sto riflettendo molto su questo approccio, complice questo scambio di idee, e intendo completare in qualche modo quella terza intersezione con la stessa determinazione dell’uccellino Jeff, ramo dopo ramo, foglia dopo foglia, muschio dopo muschio.
Conclusioni
• È importante cominciare un nuovo capitolo della nostra vita con un atteggiamento positivo.
• Bisogna puntare tutta la nostra energia su un nuovo inizio, senza farsi abbattere dalle difficoltà temporanee.
• Trovare il proprio Ikigai ci fa riscoprire una nuova identità, un processo che forse, in anni passati, veniva condizionato da altri fattori.
Ora tocca a te:
Come hai vissuto il passaggio dall’attività lavorativa alla pensione? Hai trovato il tuo ikigai? Stai per caso facendo volontariato? Sei impegnata/o in un’attività di mentorship?
I love your metaphor of the birds building their nest, a great example of the “rebuilding” we all must do when we enter retirement. I also love the concept of Ikigai, and believe it is a good roadmap for us to use as we seek our purpose. The one joy of retirement, you don’t have to worry about that circle “what you can be paid for,” and it frees you to look into areas previously unexplored in your working years. Best of luck on your journey, it’s a pleasure to walk alongside you through your words.
Thank you for your comment Fritz! I believe that the “ikigai” roadmap is a good example to follow in all stages of our lives . Especially when we have to face big changes (like retirement) and feel a little bit confused and puzzled. I appreciate your help and support!
Sono in pensione da 4 lunghi anni e continuo a sentirmi una navicella senza orbita, vagante nello spazio. Ho perso la mia identità, annaspo in una casalinghitudine che non ho mai amato, ma ora che è a tempo pieno mi soffoca.
Ciao Lucrezia,
Grazie per il tuo commento. Mi dispiace che dopo 4 anni tu non abbia trovato la tua strada dopo la pensione. Spero di poter essere una fonte di ispirazione e di idee per te: come avrai letto nei miei articoli i miei primi 6 mesi sono stati un incubo, ma poi mi sono ascoltata e ho seguito quello che mi dicevano le mie emozioni. Sono ancora a metà strada ma mi sto sperimentando tantissime cose. Vorrei suggerirti una lettura molto “energizzante”: “Il magico potere di ricominciare” di Odile Robotti che è un manuale pratico su come affrontare i nuovi inizi. Inoltre, ti consiglio di dare un’occhiata alla piattaforma di Cocooners, un sito dedicato agli over 55 con molte iniziative di socializzazione in base alle città di appartenenza.
Fammi sapere come va e se questi consigli possono esserti d’aiuto.
Gentile Michaela, leggere la tua esperienza mi sarà di grande aiuto, infatti sono in un momento difficile della mia vita familiare e ormai a 63 anni sento che ho bisogno di iniziare a pensare a quello che sarà la seconda parte della mia esistenza. Sono ancora al lavoro, con marito pensionato e figlio ultratrentenne ancora in casa, certe volte mi sento oppressa e non riuscire a esprimermi al meglio; il lavoro che svolgo mi piace e mi sento rappresentata da quello che faccio. Se dovessi lasciarlo mi dovrei costruire una nuova me..
Cara Simona,
Grazie per il tuo contributo. Ho letto vari blog soprattutto inglesi ed americani sull’argomento e risulta molto chiaro che programmare il pensionamento da tutti i punti di vista (economico ed emozionale) sia la chiave vincente per vivere tra transizione da un’attività lavorativa di soddisfazione alla vita in pensione. Potrebbe essere utile fare un lavoro di introspezione identificando tutti quegli aspetti del mondo del lavoro che poi potrebbero venire a mancarti per trovare come colmare tali mancanze.
Chiedersi ad esempio: mi mancherà lo status sociale, essere riconosciuta dalla società in un certo modo? Mi mancheranno i miei colleghi? Mi mancherà la possibilità di crescita continua che mi sta offrendo la mia azienda (nel caso tu lavorassi per un’impresa)?. Il lavoro di introspezione è molto importante perché poche volte vi si dedica il tempo necessario . Altrettanto utile potrebbe essere l’identificazione della proprie competenze da poter mettere a frutto in una vita in pensione (ad es. volontariato, mentoring, lavori part-time).
Potresti andare a vedere qualche mio articolo precedente ad es. “La capacità di ricominciare” , oppure se sai l’inglese, ti consiglio di leggere il libro di Fritz Gilbert “Keys to a successful retirement”, oppure il libro di Mike Drak dal titolo “Retirement , Heaven or Hell”.
Rimaniamo in contatto
Michaela